Rinoceronte di Hundsheim

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Stephanorhinus cf. hundsheimensis (Toula, 1902)

Provenienza: Dalla cava di “marna bianca farinacea” presso il Cimitero di Pianico nella seconda metà del XIX secolo.

Storia dei reperti: I reperti, venuti alla luce nel 1858, appassionarono Antonio Picozzi che li prelevò e invitò sul posto gli studiosi dell’epoca (A. Curioni, E. Cornalia). Fu riconosciuto che si trattava di fossili di rinoceronte, Rhinoceros leptorhinus secondo Picozzi, R. merckii secondo Forsyth-Major. Tra il 1866 e il 1869 Picozzi donò al Museo di Storia Naturale di Milano una serie di pezzi – scapole, ossa degli arti e denti (numeri di registro 861-869 e 978-979, ) – che furono ritenuti persi nell’incendio seguito al bombardamento del Museo del 1943. Ma nel 2002 Marzia Breda dell’Università di Ferrara ha ritrovato, nel seminterrato del Museo, i denti corrispondenti ai numeri di catalogo 866, 867 e 868. La mancanza di fondi ha poi rallentato la prosecuzione delle ricerche degli altri reperti.

 

I denti fossili: Sono un terzo premolare, un quarto premolare e un molare, tutti in frammenti (  ). L’usura molto avanzata indica che appartenevano ad un adulto-senile. La forma dei denti esclude il rinoceronte di Merck, ed è invece compatibile con il rinoceronte di Hundsheim , una specie vissuta dopo la fine del Villafranchiano, tra 1 milione e 500 mila anni fa circa.

Paleoambiente: L’ambiente di vita del rinoceronte del Cimitero di Pianico non è noto in quanto non vi sono frammenti di sedimento aderenti ai denti sui quali svolgere l’analisi pollinica. Nei pressi del Cimitero affiorano depositi carbonatici bianchi appartenenti alla Formazione di Pianico; il colore chiaro può indicare una forte attività biologica algale di precipitazione biochimica durante una fase temperata calda o fresca, ma non fredda.

Bibliografia: Picozzi, 1859; Breda e Marchetti, 2003; Govoni et al., 2006.

Testi a cura di: 
Marzia Breda e Cesare Ravazzi