Inizia l’Interglaciale di Pianico: il riscaldamento del clima, le varve e le foreste

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Recentemente la perforazione EPICA ha raggiunto il fondo della calotta di ghiaccio antartico, alla profondità di 3270,2 metri. Tra l’altro si è scoperto che gli strati più antichi di ghiaccio hanno un’età paragonabile ai depositi di Pianico-Sèllere. Così, nel racconto che segue, è possibile fare un confronto tra i cambiamenti del clima in Antartide e in Val Borlezza e fornire un modello di età relativo a 800 mila anni fa. Bisogna considerare che il miglioramento del clima in Europa però avviene in ritardo di qualche millennio, perché occorre attendere che riprenda a funzionare la corrente del Golfo e che le correnti atlantiche ricomincino a portare calore e umidità nelle Alpi (Fig. 51). Questo momento può essere molto brusco. E così fu registrato, intorno a 795 mila anni fa, sul fondo del Lago di Pianico-Sèllere. In Val Camonica e sui monti della Val Borlezza avevano già iniziato a diffondersi pini (soprattutto pino silvestre e pino macedonico) e praterie secche (con Artemisia, efedra, fiordalisi), ma un brusco aumento delle precipitazioni favorì la diffusione di querce, olmi e nocciolo. In breve la foresta ricoprì tutto il territorio fino ad alta quota (Fig. 52)9. Le acque del lago, fino ad allora fredde e torbide, perché ricevevano detriti dai versanti privi di vegetazione, divennero calde e limpide, perché i detriti e il suolo erano trattenuti dalle foreste. Immense fioriture di alghe invasero le luminose acque superficiali del lago, che divennero verdi (Fig. 52). Nella stagione calda la fotosintesi sottraeva anidride carbonica all’acqua, facendo precipitare il carbonato di calcio che formava la lamina bianca delle varve (fasi 2 e 3 in Fig. 53). Nella stagione più fresca, la biomassa algale moriva e precipitava al fondo, trascinando con sé particelle di argilla e sostanza organica, che formavano la lamina scura delle varve (fase 1 in Fig. 53). Da questo momento (circa 795 mila anni fa) il clima resterà abbastanza stabile per 15.800 ± 1130 anni (fino a circa 779 mila anni fa), continuando a favorire lo sviluppo di foreste e la sedimentazione di una coppia di varve, ogni anno, sul fondo del lago. In seguito intervennero variazioni del clima, registrate in altre 4900 varve, per un totale di 20.800 ± 1350 anni (795-775 mila anni fa). Tutto ciò è racchiuso in un libro di 10 metri di depositi farinosi bianchi, che contengono decine di resti di vertebrati, migliaia di foglie e legni, milioni di piccolissimi scheletri di diatomee (alghe a scheletro siliceo), e miliardi di granuli di polline fossile. Questa formazione geologica si chiama Banco Varvato Carbonatico (sigla BVC, Fig. 40, in giallo nella colonnina calendario). Il BVC rappresenta un archivio annuale di un intero interglaciale. Con il termine interglaciale oggi si indica un intervallo di minimo volume delle masse glaciali polari, caratterizzato da maggiore stabilità climatica e da condizioni più calde e più umide rispetto alle glaciazioni. Nelle diverse parti della Terra, gli interglaciali del passato si possono confrontare con il clima dell’interglaciale attuale in cui viviamo, che dura da 11.700 anni (Olocene). La durata degli interglaciali del passato varia tra 10 e 27 mila anni. Possiamo domandarci: quanto tempo durò l’Interglaciale di Pianico in base al conteggio delle varve? Se l’interglaciale corrispondesse al BVC, esso dura circa 20.800 anni. Ma, prima di correre alla fine, leggiamo la storia delle foreste interglaciali raccontata dalle foglie e dai minuscoli granuli di polline.