Cervo Acoronato

Tu sei qui

Cervus elaphus acoronatus Beninde 1937

Provenienza: Lo scheletro completo di questo cervo, che si può ammirare presso il Museo civico di Scienze Naturali di Bergamo (MCSBN), proviene dal livello t28 della successione lacustre del bacino di Pianico-Sèllere (vedi colonnino Fig. 3 e Fig. 122), esposto in riva destra del Torrente Borlezza presso la Sezione “arnie” (beehive section). Fu scoperto nel febbraio 2000 da Clara Mangili e Sabina Rossi, e quindi scavato e restaurato dai tecnici del MCSBN nel 2001. Presso MCSBN esistono altri frammenti di denti e palchi di cervo raccolti da Varisco alla fine del XIX secolo.

 

Lo scheletro fossile: la carcassa si depositò intera sul fondo del lago, sprofondando nel fango ricco d’acqua del fondale sul lato destro dell’animale, ove fu ricoperto completamente solo dopo parecchie decine di anni. Appartiene ad un maschio adulto, con palco completamente sviluppato e quasi interamente preservato. Il cranio è fratturato dalla pressione cui il sedimento è stato sottoposto soprattutto nelle fasi di copertura glaciale, ma è intero, ed entrambe le arcate dentarie sono complete. Le ossa sono quasi tutte in connessione. Le sole ossa mancanti sono quelle erose dal Torrente Borlezza prima dell’intervento di recupero, e riguardano per fortuna solo la parte distale del piede della zampa destra e una parte del palco destro. è il solo scheletro completo di cervo acoronato noto in Italia (registro MCSBN 11313).

 

Caratteristiche ed evoluzione: L’attuale cervo nobile presenta palchi con vari pugnali terminali che formano una corona. Il palco del cervo acoronato, anche se simile al cervo nobile, era invece privo della corona, come dice il nome, in quanto presentava due soli pugnali terminali negli individui adulti, con più di quattro anni. Il cervo acoronato comparve alla fine del Pleistocene Inferiore, dopo la fine del Villafranchiano, circa 900 mila anni fa. In seguito diede origine alla specie attuale.

 

Ambiente e paleoambiente: Il cervo nobile attuale vive in un’ampia varietà di paesaggi, non soltanto nei boschi, ma anche nelle steppe e foreste a galleria lungo i fiumi. Però preferisce le foreste di latifoglie con radure e vegetazione erbacea. L’analisi del polline fossile nei sedimenti che inglobano lo scheletro del cervo acoronato ha evidenziato un ambiente di foresta mista di latifoglie, con querce ed olmo, e di conifere, con aree aperte di prateria. Questo paesaggio caratterizza l’ultima fase temperato-fresca registrata nei sedimenti del lago (il secondo interstadio dopo la fine dell’Interglaciale di Pianico, vedi Fig. 122), poco prima della scomparsa di tutte le latifoglie e dell’eruzione vulcanica t32 che inagura la fase fredda correlata con la glaciazione dello Stadio Marino Isotopico 18. In base a questa correlazione, il cervo visse 762 mila anni fa.

 

Bibliografia: Di Stefano e Petronio, 1992; Confortini et al., 2001; Breda e Marchetti, 2003; Govoni et al. 2006.